Giro d’Italia 2020, Geraint Thomas scarta la possibilità di esserci: “Andrò sicuramente al Tour de France”

Geraint Thomas non ha dubbi di sorta, almeno sul suo programma 2020. Il gallese del Team INEOS sarà infatti al via del prossimo Tour de France, mentre ha già deciso che non prenderà parte al Giro d’Italia. Prende sempre più corpo, quindi, una formazione inglese a dir poco stellare per la Grande Boucle 2020: ben difficilmente Egan Bernal rinuncerà a difendere il titolo vinto quest’anno e Chris Froome sta mettendo in atto la sua ripresa agonistica, dopo il tremendo incidente dello scorso anno, proprio in vista della corsa a tappe francese. Thomas, vincitore del Tour nel 2018, ha parlato del suo 2020 in un’intervista al Guardian.

“Devi far considerare il tuo punto di vista all’interno della squadra e questo dipende da quelle che sono le tue motivazioni – ha dichiarato il 33enne di Cardiff – Non ha senso andare al Giro d’Italia giusto per essere il leader della formazione ed essere motivato solo al 95 per cento. Devi essere ‘all-in’. Mi piacerebbe tantissimo partecipare alla Corsa Rosa per provare a vincerla un anno, ma nel 2020 mi entusiasma ancora di più il Tour de France”.

In Francia, però, la concorrenza, soprattutto quella interna, rischia di essere feroce: “Froome è il più grande corridore di Grandi Giri della sua generazione. Bernal ha vinto un Tour a 22 anni e può avere 10-12 anni per essere competitivo ai massimi livelli. Almeno io avrò sempre quella vittoria del 2018… Per quello dell’anno prossimo, dobbiamo ancora confermare tutto, parlarne tra di noi, ma al momento per me è tutto sul Tour de France, di nuovo”. Proprio a proposito della Grande Boucle vinta dal colombiano del Team INEOS, Thomas ha ancora qualche rammarico: “La tappa alpina neutralizzata e il percorso accorciato del giorno successivo sono stati un peccato. Non si può dire che Egan non avrebbe vinto, ma è rimasto comunque un velo di incertezza”.

La prospettata situazione, con tre capitani, non farà altro che buttare benzina sul fuoco della questione “chi sarà il vero capitano?”. “Dovremo gestirla come abbiamo già fatto – il punto di vista di Thomas, che ha chiuso il 2019 senza alcuna vittoria – Quando ho vinto io, con Froome terzo, e quando ha vinto Bernal e io sono arrivato secondo, la ragione per cui siamo saliti in due sul podio è stata quella del fatto di essere schietti e onesti l’uno con l’altro. Abbiamo tirato tutti nella stessa direzione e non ci siamo mai inseguiti in corsa”.

Il gallese ha parlato anche del suo mentore Rod Ellingworth, che ha iniziato una nuova avventura con la Bahrain-McLaren e che sarà rivale proprio di Thomas e della INEOS nei prossimi anni: “Mi manca, eccome. Ma per lui è una grande opportunità, spero che abbia successo, ma che questo avvenga non quando ci sono io. È strano senza di lui. Ora che siamo a Maiorca mi aspetto che giri l’angolo e che mi chieda ‘Come stai?'”.

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2 Commenti

  1. Gentile redazione di spaziociclismo ,mi piacerebbe sapere la vostra opinione:quali sarebbero le migliori opzioni del team Ineos per distribuire i tanti capitani?
    perchè sinceramente 3 capitani al Tour potrebbe generare incomprensioni,io pensavo a la coppia Carapaz-Thomas per il Giro e Froome-Bernal per il Tour come la piu logica

    1. La difficoltà in questi casi non è solo la logica, ma anche riuscire a trovare la giusta combinazione emotiva e motivazionale per i singoli corridori, trovando un equilibrio anche tra loro riguardo le loro ambizioni. Volendo guardare al solo lato sportivo, delle caratteristiche fisiche e dei valori dei singoli in relazione ai percorsi presentati, indubbiamente le accoppiate che proponi sembrano le più sensate, anche considerando che Froome non avrebbe modo di essere fisicamente pronto in tempo per il Giro (con dubbi comunque anche per quanto riguarda il TDF).

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